Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo I.djvu/485

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que l’Imperador nostro stabilì una città, e il luogo cinse ed ornò di mura magnificamente; e di più, quanto alle altre città della contrada mancava, o per vetustà era in rovina, con ogni studio edificò, o riparò; e tra quelle furonvi Traianopoli e Massiacinopoli, le mura delle quali, ov’erano guaste, rifece. Così in quel tratto.

Ivi era ancora Anastasiopoli, cinta bensì di mura, ma però col lido del mare, su cui era posta, nudo di ripari; ond’era avvenuto, sovente, che gli Unni prese all’impensata le navi colà ancorate, di queste si fossero serviti per turbare e danneggiare le isole circonvicine. Giustiniano, chiusa con muro tutta la spiaggia marittima, mise in salvo e le navi, e gl’isolani; ed ivi ancora trasse dai vicini monti un acquidotto, e lo condusse sino alla città. Similmente provvide a Topero, città antica della contrada di Rodope, quasi d’ogn’intorno circondata dal fiume, e sottostante ad uno scosceso colle, da cui non era molto che i barbari Schiavoni l’aveano presa. L’Imperadore tanto ne alzò le mura, che vennero a superare quel colle, quanto prima il colle superava quelle. Ad esse poi soprappose un portico a volto, di dove i difensori della città stando al coperto potessero combattere cogli assalitori; e di ciascheduna torre formò un castello fortissimo, e con muro assicurò quanto dalle mura sino al fiume poteva trovarsi altrimenti esposto a’ nemici. Queste cose ivi fece Giustiniano.

Ora poi esporrò in che modo fortificasse la rimanente Tracia, oggi chiamata Emimonto. Primieramente quanto mancava, od era guasto nelle fortificazioni di Filippopoli e di Platinopoli, molto bene edificò: chè quelle

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