Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/101

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LIBRO PRIMO 81


qui cade in acconcio che io riferisca la origine della voce Mesopotamia, ed il perchè dalle reali truppe venisse ora sparagnata.

II. Havvi nell’Armenia da settentrione e soli quarantadue stadj lunge da Teodosiopoli un monte, non gran che erto, con due sorgenti, dalle quali traggon principio a destra l’Eufrate ed a sinistra il Tigri. L’ultimo senza rivolgimenti e senza mescersi con altri fiumi ritto seri corre ad Amida, e bagnatala da settentrione fa dono all’Assiria delle sue acque. L’Eufrate poi dal nascere suo va per assai declive terreno, e quindi ne smarrisci le tracce; nè creder già che passi oltre per sotterranea via1, ma vedi causa mirabile di questo singo-

    inde Comagenes caput Samosata. Provincia e città sono appellate da Strabone soggiorno reale, ed ai tempi di Pompeo vi regnava Antioco Comageno, il quale ottenne altresì dal romano condottiero la Seleucia, e quanto avea scorso e preso della Mesopotamia (App., Guerra mitr., lib. xi). E così andarono le faccende sino ai tempi di Tiberio, che ne fece una provincia romana. In progresso però di tempo degli imperadori Caligola e Claudio fu ridonata ai re, ma tornò ad essere provincia romana sotto Vespasiano (V. Flavio, Guerre Giud., lib. viii, cap. 6).

  1. Come ha scritto Giustino riferendo la cosa al Tigri; eccone le parole: A cujus montibus (Armeniae) Tigris fluvius modicis primo incrementis nascitur, interjecto deinde aliquanto spatio sub terras mergitur; atque ita post quinque et viginti millia passuum grande jam flumen in regione Sophene emergit (lib. xlii). Egli ha dunque erroneamente supposto che il Tigri fosse imitatore dell’Alfeo in Grecia, del Lico in Asia, dell’Erasino nell’Argolide, del Timavo nell’agro di Aquilea ec.
Procopio, tom. I. 6