Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/274

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252 GUERRE PERSIANE

il cavaliere a segno degli archi nemici, la guernigione cominciò a gittarvi tanta copia di saettame e di pietre, che gli altri dovettero a propria salvezza formare nel suo davanti una maniera di testuggine sovrapponendo a telai di legno tessuti di pelo caprino, nomati cilicii, ed aventi lunghezza e spessore che impedissero il ferir degli strali o d’altra simigliante arma. I cittadini allora, intimoritisi, mandarono ambasceria al re dandone la presidenza a Stefano, medico principalissimo di que’ tempi e fornito di somme ricchezze in premio dell’avere un dì risanato Cavado figliuol di Perozo. Questi presentatosi con tutto il corteo al monarca gli dicea:

IV. «È massima incontrastabile di tutti i popoli che a buon re si convenga la clemenza, e che le guerre, gli eccidj, il predare cittadi, il guastar terre possano forse procacciargli altri nomi speciosi, non già quello di buono; nè havvi luogo quanto Edessa meritevole a giusto titolo di andar libero da ogni tuo nocumento. In lei io nacqui, il quale nulla presago del futuro attesi con ogni diligenza alla tua educazione e persuadei a Cavado il destinarti successore al trono: facendomi però l’artefice del tuo innalzamento addivenni pur quello di tutte le presenti sciagure della mia patria; sendo che l’ignoranza delle cose avvenire procacci molte pene ai mortali. Or dunque se hai rimembranza di tal benefizio cessa d’affliggerci con nuove sciagure; rendimi in fine questa mercede, non isterile a te stesso di beni collo storti il mal nome di possedere inumanissimo cuore».

V. Il re nondimanco protestò all’ambasceria di vo-