Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/284

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262 GUERRE PERSIANE

corteggio ad un’ambasceria, nè poter egli ricevere sì gran numero di Persiani entro una città romana, quindi pregavalo di lasciarne la maggior parte in Ammodio. Isdigunne fremea di gravissima ira, come che, ambasciadore a’ Romani, ricevuto avesse ingiuria dal prefetto, il quale però, nulla curando lo sdegno di lui e molto la salvezza di Dara, non permisegli di mettervi piede che accompagnato da sole venti persone.

IV. Isdigunne, avvegnachè andassegli l’impresa a vuoto, proseguì nulla manco la via di Bizanzio, menando seco la moglie e due figliuoli per vie più illustrare l’ambasceria. Presentatosi quindi al trono di Cesare vi depose i reali doni e le scritte in cui era soltanto espressa la brama del monarca di sapere se l’imperatore stesse bene del corpo. Grustiniano lo accolse onorandolo siffattamente che non ci ricorda nell’antichità esempio da compararvi, e fin volle, quando convitavalo, seduto alla sua mensa l’interpetre di lui Braduna1; cortesia fuor d’ogni rimembranza, non avendovi chi possa ignorare interdetta sempre ad un turcimanno, sebbene per uffizio non inferiore a qualsisivoglia magistrato, la partecipazione di quell’onoranza. Mostroglisi eziandio, accomiatandolo, generosissimo nel ricambiare i presenti avuti, dando opera che i suoi, comunque frivola e vana fosse stata l’ambasceria, su-

  1. È nomato Bradassione dal Cousin, Braducione dal chiarissimo commentatore delle Storie Segrete, il quale aggiugne che la imprudente condotta di Giustiniano fruttò a costui la crocifissione, a tal morte avendolo il re, sospettosissimo di tanta distinzione, condannato al tornare in Persia.