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Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/370

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344 GUERRE VANDALICHE

ragnare legna e danaro coi panattieri, e di non alleggerirlo cotanto, ordinò che fosse portato crudo crudo nella stufa delle pubbliche terme, e posto dov’era più intenso il fuoco, lasciandovelo sinchè la sua crosta mentisse il colore d’una doppia cottura; quindi fecelo entro sacchi tradurre sulle navi. Giunta però la flotta a Motone lo si rinvenne convertito per intiero in corrotta e puzzolente farina, di guisa che fu mestieri valersi de’ medinni e delle moggia per distribuirne alle truppe. Gl’individui pertanto alimentati con esso nella state ed in un caldissimo clima agevolmente infermarono, morendone non meno di quattrocento1: ed assai maggiore sarebbene stato il numero se la provvidenza del condottiero non v’avesse tosto riparato coll’interdire quel cibo, surrogandone altro di perfetta qualità compro nel paese. Di poi ne diede avviso, querelandosi, all’imperatore, ma questi, avvegnachè molto biasimasse il prefetto, non imposegli tuttavia gastigo di sorta. Così andò la bisogna.

III. Fatto vela da Motone approdano a Zacinto2,

  1. Cinquecento. (Cous.)
  2. Zante, o le piccole isole Curzolari dei moderni; isola del mar Ionio verso la parte occidentale della Morea, fabbricata da Giacinto o Zacinto figliuolo di Dardano. Non sarà fuor di proposito a maggiore illustrazione di questo viaggio marittimo di cui riportare il seguente brano di Strabone: «La larghezza del mar di Sicilia da Pachino a Creta si dice che sia di quattro mila e cinquecento stadj, ed altrettanto dal punto predetto fino a Tenaro di Laconia. Dal promontorio Japigio sin al fondo del golfo Corintio ve n’ha men di tremila; e il tragitto di