Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/386

Da Wikisource.
362 GUERRE VANDALICHE

sario fe avvertito Archelao, questore dell’esercito, che a dugento stadj da Cartagine gittasse le ancore per rimanervi in aspettazione d’altro suo comando; e noi partimmo da Gressa nella fiducia di arrivare dopo quattro giorni a Decimo, lontano dalla nostra meta non più di settanta stadj.


CAPO XVI.
Ragionamento di Procopio sulla Provvidenza. — Uccisione di Ammata, e rotta delle sue truppe. — Onore accordato dai Massageti ad una loro famiglia, che tale cioè de’ suoi membri fosse ognora il primo a disfidare il nemico alla pugna.

I. Gilimero in questo giorno mandò Gibamondo, figliuolo di suo fratello, con due mila Vandali dalla nostra manca, sperando più di leggieri circondarci se costui da tal banda, egli da tergo, ed Ammata da fronte

    bra, che conoscesservi luoghi presso alla Bissati (Bizacene) e alla Sirti minore che chiamano emporj per la fertilità del terreno, ec.». Il quale divieto pe’ Romani fu uno de’ patti stipulati nella prima convenzione tra essi ed i Cartaginesi sotto il consolato di Giunio Bruto e di Marco Orazio (anni di R. 245); eccone le parole: Non navighino i Romani nè i loro alleati più là del promontorio Bello, ove da burrasca o da nemici non vi fossero costretti: che se alcuno vi fosse forzatamente portato non gli sia lecito di comperare o di prendere alcuna cosa fuorchè ciò che gli occorresse per assettare la nave o per uso di sagrificio. Entro cinque giorni se ne vada chi è colà approdato (tom. ii, lib. iii, trad. di G. B. Kohen).