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Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/386

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360 GUERRE VANDALICHE

venuto circospettissimo nel suo operare, s’aggirava in mezzo ai nemici come se quelle fossero tuttavia le patrie terre; nè gli agricoltori al mirarlo fuggivano od ascondevansi, ma più presto offrivangli i prodotti delle campagne loro, commerciavan seco, e rendevangli mille servigi. Le nostre marce giornaliere non soverchiavano gli ottanta stadj, ed erano seguite da tranquillissime notti o in luoghi abitati, o entro gli accampamenti. Di tal fatta, passate le città Lepti e Adrumeto1, giugnemmo a Gressa2, borgata a trecentocinquanta stadj da Cartagine, e dov’era la reggia del Vandalo; nè immaginar potrebbesi delizia più bella, essendo tutto il suo terreno abbondante di acqua, adorno di boschi, ricco d’ogni maniera d’alberi, e questi di soavissime

  1. Lepti: soprannomata minore da Tolemeo per distinguerla dalla gran Lepti della Pentapolitana; male però argomenterebbesi da questo suo epiteto che fosse ben piccola cosa, quando ebbe invece rinomanza di splendida città. Plinio la chiama liberum oppidum, ed Irzio liberam civitatem et immunem. Nella Tavola Augustana di più avea il segno delle maggiori città, e Cesare vi pose un presidio di sei coorti. Strabone la ricorda con questi termini: «Subito dopo (Abrotono città) segue Neapoli, o con altro nome Lepti» (lib. xvii). Dai geografi moderni è detta Nabel. — Adrumento: metropoli della Bizacene; e da Plinio messa come l’altra nel numero delle città libere: Hic (Bizacii) oppida libera, Leptis, Adrumetum, Ruspino, Thapsus. Tolemeo e l’autore dell’antico Itinerario la chiamano Colonia. Strabone dice: «Melite, altra isola, è distante da Cossura stadii cinquecento; poscia viene Adrume città, provveduta anche di porto» (lib. xvii).
  2. Luogo d’incognita situazione giusta l’Ortelio.