Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/424

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400 GUERRE VANDALICHE

mente parola a quanti e’ ne rinvenne per la via quieti e tranquilli che non avrebbeli punto molestati; ed abbattendosi in altri con armi indosso ne spogliò e fecesi condurre sotto custodia nella capitale. Di poi vedendo procedere a maraviglia le cose deliberò compiere egli stesso con tutto l’esercito e prontissimamente lo sterminio de’nemici. Giovanni frattanto dopo cinque giorni e cinque notti di cammino erasi accostato al Vandalo, ed avrebbelo col nuovo dì assalito se un repentino accidente non vi si fosse intrapposto.

III. Aveavi nelle sue truppe un Uliare lancia a cavallo di Belisario, personaggio veramente d’animo insigne e gagliardissimo della persona, ma in allora, fuor d’ogni cura, davasi più del consueto, com’è il caso frequente, ai passatempi ed alle beverie; il perchè grave di esse al comparir del sole nel giorno sesto della spedizione vedendo non so che volatile su d’un albero, dato di piglio all’arco ed incoccatavi una freccia gliel’avventò, ma il colpo diretto all’uccello ferì in vece il suo duce siffattamente nel capo, che ridusselo in brev’ora a morte con sommo cordoglio dell’imperator Giustiniano, di Belisario, di tutto l’esercito de’ Romani, e degli stessi Cartaginesi, piangendolo siccome uomo per forza e valore eccellente, di maravigliosa piacevolezza e mansuetudine, e nella bontà e giustizia non inferiore ad alcuno; tale fu il termine di sua vita. Uliare, venuto in sè, addoloratissimo e supplichevole campò nel tempio d’un vicino borgo. Intanto la soldatesca cessò dal perseguitare Gilimero e tutta soccorrevole fu intorno al suo capo, dandogli, al terminare delle pieto-