Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/482

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458 GUERRE VANDALICHE

luno desiderasse unirsi altra fiata a lui non indugii un sol momento, dichiarandogli lecito sin d’ora il farlo e di tutto punto armato; nè abbiamene obbligo di sorta fuori quello di violare in aperto la giustizia e non occultamente e con frode; e per l'appunto ho giudicato opportuno di tenervi questo discorso in campo avanti al nemico e non già entro Cartagine, acciocchè se havvi persona di tal parere non trovi il menomo» ostacolo nell'abbandonarvisi, e scevro d’ogni timore da noi si parta». A questi detti molto si romoreggiò nell’esercito, e ciascuno volea il primo dar saggio di fedeltà e di amore al suo monarca.

C A P O XVII.
Germano arriva Stoza in Numidia. — Lo combatte e sconfigge.

I. Passatosi qualche tempo sotto le armi dagli eserciti, i sediziosi vedendo ire a vuoto tutte le belle promesse di Stoza, ed essere quindi gabbati dalle costui speranze, sconvolti d’improvviso gli ordini mostran le spalle riparando in Numidia, ove lasciato aveano le mogli ed il bottino. Ma Germano tenuta la medesima via con tutte le truppe e con moltissime bagaglie, ed aggiuntili presso d’un castello nomato Calabastore1 dai Romani, schierò gl'imperiali nel seguente modo. Poste di fronte al nemico le carra dietro collocovvi la fante-

  1. (1) Vicilles Echelles (Cous.)