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Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/501

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LIBRO SECONDO 475

attaccare battaglia, una parte degli imperiali non volendo sentirne abbandonò l’ordinanza, e gli altri mal disposti d’animo, lenti e pigri affrontaronsi co’ nemici. Il perchè sebbene la vittoria pendesse al principio indecisa, avanzatisi di poi in maggior numero i barbari fecero voltar le spalle a molti de’ nostri.

III. Salomone e quanti erangli dappresso resistettero qualche tempo, alla fine però anch’eglino, assaliti con empito fortissimo, diedersi alla fuga riparando al varco d’un prossimo rivo; dove gittato a terra il duce dall’affaticato destriero tutti accorsero ad aiutarlo, ed a rimetterlo in sella avvegnachè assai malconcio dalla caduta, e debole in guisa che appena la sua mano regger potea le redini. Ma per colmo di sciagura non sì tosto rimontato furongli sopra i nemici, e divenutine padroni l’uccisero con molti de’ romani cavalieri. Di tal modo egli compiè la mortale carriera.

CAPO XXII.

Sergio comandante supremo dell’Africa si fa odioso ai popoli. — Lettera di Antala a Giustiniano. — Salomone fratello di Sergio astutamente si libera dalla prigionia dei Maurusii. — Per la costui imprudenza Laribo viene a patti col nemico.


I. Morto il duce, Sergio figliuolo d’un suo fratello ebbe da Giustiniano la prefettura dell’Africa, elezione apportatrice di sciagure immense a tutti que’ popoli, non avendovi tra loro chi sofferir potesse di buon ani-