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Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/100

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92 GUERRE GOTTICHE

avendo costui sempre combattuto intra’ primi nel bollor della mischia intorno al romano duce, e solo dato tregua al suo braccio quando gli fu d’uopo cadere grondante di sangue in tredici parti del corpo; qui estimando i compagni che tramandato avesse l’ultimo spiro, il piansero ucciso, e abbandonaronlo, quantunque vincitori, sul campo. Se non che dopo tre giorni, piantate le tende sotto le mura di Roma, inviarono a seppellire ed a rendere gli estremi uffizj ai trapassati loro; quelli pertanto di ciò incaricati nel rimestare ed esaminare i cadaveri posero le mani su di Visando che stavasi tuttavolta in transito. Alcuno de’ commilitoni allora procaccia averne con preghi qualche voce, tenendosi il meschino tutto silenzioso a motivo delle esaurite sue forze per la grande arsura fatta più intensa nelle viscere dall’inedia e dagli altri malori. Domandò finalmente il duce che nella sua bocca s’infondesse dell’acqua, e da questa rinvigorito si potè levare dal suolo e condurre nel campo. In grazia di che Bandalario, cresciuto in altissima fama presso de’ Gotti, lungo tempo sopravvisse con gloria somma. Tali cose avvenivano correndo il terzo giorno dopo il conflitto.

IV. Belisario colle sue genti postosi in salvo, e ragunate vicin delle mura le truppe e quasi tutto il popolo romano, comandò che si accendessero spessi fuochi, e si stesse durante l’intiera notte in guardia; facendone poscia il giro commise, tra gli altri provvedimenti, la custodia d’ogni porta a un duce. Bessa in seguito, da cui dipendeva la Prenestina1, man-

  1. Questa porta fu eretta dall’imperatore Claudio in