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Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/105

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LIBRO PRIMO 95

maggiori, dir vogliamo dalla Flaminia1 alla Prenestina, erettivi sei campi, non essendo in numero sufficiente per cingerne l’intiera periferia con vallo; ed i mentovati campi stavan tutti di qua dal fiume Tevere. Oltre di che temendo non gli assediati rotto il ponte nomato Milvio impedissero il transito in tutta la spiaggia che dalla banda opposta del fiume conduce sino al mare, liberandosi così da ogni disagio entro le mura, piantò di là dal Tevere nel campo di Nerone il settimo steccato colla vista di chiudere il ponte tra gli accampamenti suoi di modo che venisse a molestare altre due porte, l’Aurelia, vo’ dire, celebre di già pel nome di Pietro, principe degli Apostoli di Cristo e vicino a lei sepolto, e la Trasteverina. Egli di questa fatta cinta co’ suoi campi al sommo la semicirconferenza delle mura, e da ogni parte padrone del fiume, movea dovunque attalentasselo di battere la città. E qui m’è uopo narrare di qual modo i Romani accogliessero il Tevere nel mezzo de’ suoi fabbricati. Questo fiume abbondante di acqua trascorreva da lunge, ed il luogo ove il muro soprastavagli più da vicino era piano e provveduto di comodissimi appressamenti. Dal suolo

  1. Era essa innalzata un poco più alla diritta della presente nomata Porta del Popolo, ed eretta ai tempi d’Onorio, anno 402 dell’Era Cristiana. — Porta Pinciana venne aperta da Onorio, e riparata da Belisario; ora è murata. — Porta Asinaria sotto il pontificato di Gregorio XIII fu chiusa, sostituendovi un poco più lunge alla sua diritta la porta Lateranense.