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Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/129

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LIBRO PRIMO 119

serie; quanto gli altri che sapevano innanzi al regno di Numa presso de’ Romani racchiudere l’anno soli dieci mesi, e con marzo appunto avere il suo principio, donde luglio si disse quintile: ma erano tutte vane ed inutili ciance. Imperciocchè nessuno fu nella preconizzata epoca eletto a imperatore de’ Romani e l’assedio era tuttavia per durare un anno; di più, quando Totila ebbe la monarchia de’ Gotti Roma tornò a cadere negli stessi pericoli, come dimostreranno i susseguenti libri. Io poi son d’avviso che il vaticinio per nulla accennasse alla presente spedizione de’ barbari, ma ad altra o di già trascorsa, o ancora una qualche volta da effettuarsi. Nè per verità sembrami nei limiti dell’umana intelligenza il comprendere gli oracoli della Sibilla prima ch’essi abbiano avuto il compimento loro; e me ne dà motivo quanto ho letto co’ miei occhi, e che prendo qui ad esporre. La Sibilla non presagisce tutte le cose con ordine e seguitamente, ma fatto appena cenno degli africani sinistri balza di botto in Persia; quindi, menzionati i Romani, trasporta subito il discorso agli Assirii, e volto altra fiata il vaticinio ai primi predice le stragi della Bretagna. Di guisa che addiviene impossibile di conoscere i suoi oracoli prima degli avvenimenti per essi adombrati. Laonde è forza che il tempo medesimo, accadute le vicende e riconosciutane coll’esperienza la predizione, sia l’accurato loro interpetre. Ma di tale argomento giudichi ognuno a suo beneplacito; ed io torno a bomba.