Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/135

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LIBRO PRIMO 125

Roma dal Mediterraneo. Trovi Porto alla foce del fiume Tevere, il quale a soli quindici stadj dal mare diviso in due alvei forma un’isola nomata sacra. Questa, procedendo il fiume, dilatasi talmente che misurata per lo largo e per lo lungo dà l’egual somma, vogliam dire tra l’uno e l’altro alveo stadj quindici. Da ambe le parti il Tevere è navigabile, e dalla destra scarica le sue acque nel porto. Di là da questa bocca e sopra la ripa in epoca lontana i Romani fabbricaronvi una città con mura fortissime all’intorno, che, pigliata la denominazione dal porto, Porto si chiama. All’alveo sinistro presso l’altra bocca del fiume Tevere trovi Ostia, lungo la ripa ulteriore, città per lo passato di grande rinomanza, ora affatto spoglia di mura. È antico lavoro romano la breve e piana via che da Porto città mette a Roma. Il porto a bello studio va sempre fornito di barche fluviali e nelle sue vicinanze havvi pronta copia di buoi. Laonde i trafficatori quivi afferrato e tradotte lor merci dalle navi mercantili sopra quelle del fiume, giungon pel Tevere, senz’aiuto di remi e vele, alla metropoli; imperocchè i legni quivi non possono venir contrariati dal vento a cagione delle molte giravolte dell’alveo e del tortuoso viaggio; nè sono di profitto veruno i remi combattuti di fronte dal corso dell’acqua: ma con funi legate dall’un capo ai colli de’ buoi e dall’altro alle barche traggonsi queste a mo’ di carra fino alla città. Dall’alveo sinistro poi del fiume la via da Ostia a Roma è selvaggia, assai incolta, nè presso della ripa, il perchè non consente al traino delle barche. Or dunque i Gotti sorpresa la città