Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/176

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166 GUERRE GOTTICHE

mentar cose a voi tutti note. I Gotti non vennero al possesso dell’ Italia con ispogliarne di forza i Romani. Ben sapete che nei tempi andati Odoacre, tolto di mezzo l’imperatore, si pose alla testa della repubblica mutata da lui in tirannia. Al che Zenone imperatore dell’Oriente, bramoso in sé stesso di vendicare l’ingiuria dal ribelle fatta al suo collega e di tornare alla libertà questa regione, nè da solo potente di abbattere l’usurpatore, persuase a Teudorico signor nostro, il quale faceva grandi apprestamenti per assediarlo entro la stessa Bizanzio, di seco rappattumarsi mercè degli onori già da lui ricevuti, ascrittolo intra’ romani patrizii ed i consolari, e di pigliar le vendette dell’ingiurioso procedere del tiranno verso Augustolo, in premio di che poscia e’ si goderebbe di ottimo diritto unitamente ai Gotti il possesso di queste provincie. A tali condizioni pertanto avuto il regno d’Italia ne conservammo gli statuti e la forma del reggimento con zelo non inferiore a quello di chiunque degli antichi imperatori; nè addur potrebbero gli Italiani legge alcuna, vuoi scritta, vuoi altrimenti, di Teuderico o di altro gottico monarca. Disponemmo eziandio per riguardo al culto divino ed alla credenza che i romani sudditi conservassero il tutto nella sua integrità, nè v’ha esempio sino ad oggi d’Italiano, il quale di proprio volere o per noi costretto abbia cangiato religione, nè di Gotto sottoposto a gastigo comunque per essere passato a quella fede. Tributammo in cambio onori sommi ai romani templi, nessuno avendo fatto unquemai