Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/203

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LIBRO SECONDO 193

vere tutti ad una contro il nemico dimorante in Ancona ed assalirvi il castello.

II. Giace Ancona su di rupe angolare e somigliantissima ad un piegato cubito, donde ebbe il nome1; è distante non più di stadj ottanta da Aussimo città, della quale è porto. Le opere del suo castello, anch’esse erette sopra una rupe, hanno solidità e sicurezza, ma le fabbriche al di fuori, quantunque moltissime, non erano sino ab antico circondate da muro. Conone comandante del presidio appena ricevuta la notizia della venuta di Uachimo, ned essere lontano, diede gran pruova di sconsideratezza; imperciocchè fittosi in capo fosse ben poco il procacciare la conservazione del castello, di quegli abitatori e del presidio, lasciollo quasichè spoglio di truppe, condottane la massima parte alla distanza di cinque stadj, e postala in ordine di battaglia con uno schieramento non profondo ma largo per guisa da circondare tutto il piè del monte, come sarebbe il caso d’una partita di caccia colla lungagnola. Costoro non appena veduto il nemico assai maggiore di numero voltaron le spalle, e con precipitoso corso camparono entro la rocca. I barbari incalzano quanti erano tuttavia per istrada, e vanno qua e là uccidendoli; altri di essi appoggiate le scale alle mura tentanne l’assalto; havvi in fine chi appicca fuoco alle case poste al di fuori. I Romani antichi abitatori della città stupefatti alla veduta di sì orribili scene, aperta sin da principio una porticella v’accoglievano gli

  1. Da ἀγκών, cubito, o piegatura del braccio.
Procopio, tom. II. 13