Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/209

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LIBRO SECONDO 199

guisa e consentì loro di allogarsi presso le sue terre; se non che trascorsi pochi anni offeso dalle costoro sceleraggini verso i confinanti Romani, vi spedì un esercito, il quale uscito vittorioso della pugna ne uccise moltissimo numero, e potevali ben anche disterminare se que’ superstiti non avessero chiesto supplichevoli ai duci di strigner lega per l’avvenire co’ Romani, e di prestare fedeli servigi all’imperatore. Anastasio informatone condiscese a tale proposta, e così i pochi rimasi ebbero salvezza. E’ tuttavia non furono socii dei Romani, e molto meno rimeritaronli come che sia del beneficio.

IV. Allorchè poi Giustiniano ebbe il trono 1 accordò loro ubertosissime terre, e indusseli, fatti ricchi col dono, a volersi tutti dichiarare confederati de’ Romani e seguaci della sua religione. Così eglino passati ad una più umana vita con illustre professione di fede abbracciarono i cristiani dommi, e spesse fiate con sociale diritto li vedemmo in campo sotto gli imperiali vessilli. Ma a dir vero li troviamo ancora del tutto infedeli, e derubatori de’ vicini con tale sfrontata cupidigia che punto non vergognansi del misfatto, oltre di che dannosi in preda a turpi congiungimenti non risparmiando uomini e bestie; sono infine i peggiori de’ mor-

    regno, nella notte dall’8 al 9 luglio del 519. Si vuole che una folgore, o lo spavento avutone, lo togliesse ai vivi, essendosi rinvenuto spento, dopo orribile temporale, in una piccola camera del suo palazzo.

  1. Nell’anno 527 dell’era volgare.