Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/361

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LIBRO TERZO 351

timo servigio non appena conseguito l’intento, inviò con essi due Gotti ad esaminare il luogo indicatogli come idoneo al divisato scopo. Questi giunti a piè del muro ed accomandatisi alle funi tosto furono ai merli non levandosi voce di scolta o altro sospetto di tradigione. Da colassù gli Isauri mostrano ai barbari il tutto, e quanto facil ne sia l’andata in alto ed il tornare abbasso affatto liberi da perigli; esortatili da ultimo ad esporre il veduto co’ proprj occhi a Totila fannoli col mezzo delle corde stesse dismontare. A tale notizia il re de’ Gotti sebbene provasse un piacere sommo, tuttavia, sospettoso degli Isauri, non volle prestarvi molta fede. Laonde corsi pochi giorni ecco ricomparire i traditori a far istanza che non s’indugii l’impresa. Totila nell’accommiatarli spedì seco loro due altri de’ suoi perchè tornassero ad osservare meglio ogni cosa, ed attenderebbene la riferta; questi, fatto il comandamento, al tutto confermarono le prime notizie. Intrattanto molti Romani esploratori avvenutisi non lunge dalla città a dieci barbari diretti altrove, conduconli prigioni a Bessa, il quale interrogatili sulli divisamenti del re viene a sapere che avea egli speranza d’insignorirsi della città per la tradigione di alcuni Isauri, non avendovi di ciò più mistero ne’ campi loro. Bessa e Conone uditone e non prestatovi per nulla fede trascurarono prendere all’uopo un che di pensiero. Il Gotto visitato per la terza volta dagli Isauri, e vie meglio istigato alla impresa diede loro, partendo, a compagni uno de’ suoi consanguinei ed altri personaggi; questi di poi mostrandogli la certa