Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/370

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360 GUERRE GOTTICHE

le età, e non a torto, privando i nostri antenati d’una ricordanza de’ sublimi loro talenti, ed i posteri del piacere di fissarvi lo sguardo. Così adunque esaminando le cose vorrei che tu bene considerassi i futuri destini cui dovremo piegare il capo, vo’ dire, o l’imperatore uscirà vittorioso della presente guerra, o ben anche tu stesso. E sia pure de’ casi il secondo, o uomo illustre, in allora col distrugger Roma non avrai manomesso un altrui dominio, ma un proprio, e coll’aver salvato sì nobile acquisto addiverrai in fe mia ben più possente. Che se meno propizia ti fia la sorte, il vincitore non ti avrà piccol obbligo della serbata città; quando atterratala indarno spereresti una via alla clemenza, senza pro alcuno del tuo misfatto. Sì operando in fine ti procaccerai da tutti viventi stima, cui ora è in tua balia di far dare il crollo o dall’una o dall’altra parte; conciossiachè nulla, delle azioni in fuori, può improntare nei grandi il nome.» Di questa guisa il duce. Totila replicatamente letto il foglio e ben ponderato il consiglio vi si arrese, nè più volle che si apportasse danno a Roma. Fatti quindi partecipi della sua determinazione gli ambasciadori di Belisario ed accommiatatili, ordinò che il maggior numero delle sue truppe accampassero ad un cenventi stadi dalle mura, nell’agro, verso occaso, nomato Algido, e da quivi togliessero il mezzo agli imperiali di osteggiare da Porto la campagna. Quindi egli stesso col resto dell’esercito muove contro a Giovanni ed a’ Lucani, desideroso poi di rendere la città affatto deserta conduce i romani senatori ira le genti del suo corteo, manda nella Cam-