Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/428

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418 GUERRE GOTTICHE

allora, nutrendo grandissima speranza che la diffalta di vittuaglia ridurrebbeli a miglior consiglio, vi lasciò parte dell’esercito, e spedita soldatesca a Taranto ebbene di leggieri il castello; così pure i Gotti lasciati nell’agro Piceno impossessaronsi con tradimento della città d’Arimini.

II. Giustiniano Augusto a tali nuove destinò alla guerra contro Totila ed i Gotti Germano prole d’un suo fratello, e gli fe’ comando che subito vi desse cominciamento. Questa elezione divolgatasi per l’Italia destò serii pensieri ne’ Gotti, il nome del nuovo condottiero andando colla massima celebrità presso tutte le genti. D’altra parte la fidanza in lui rianimò i Romani e le imperiali trappe, tanto che li persuase a tollerare vie più constantemente disagi e pericoli d’ogni maniera. Non di meno l’imperatore cangiata ben presto sentenza, nè saprei addurne il motivo, sostituì a Germano Liberio da me testè ricordato, il quale incontamente apprestata ogni cosa all’uopo sembrava dover subito pigliar le mosse coll’esercito; non si pose tuttavia in mare per nuove imperiali disposizioni. Vero in quella, forte di valorosissimi guerrieri da lui raccolti, assalendo non lunge dalla città di Ravenna i Gotti a dimora nel Piceno dopo luminose pruove di valore e grande strage de’ suoi ebbe ad incontrarvi morte.