Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/430

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420 GUERRE GOTTICHE

periali. Che anzi non saprebbesi affermare di averli veduti con esercito in tempi anteriori di qua dal fiume Istro.

II. I vincitori d’Asbade posto dappertutto a ruba il continente sino al mare espugnarono eziandio una città con presidio, Topero n’è il nome e vuol annoverarsi la principale tra le marittime della Tracia, nè viaggerai più di quindici giorni per passare da lei a Bizanzio; di questo modo poi ne vennero in possesso. Una piccola turba di essi fecesi a provocare i Romani a guardia dei merli sopra la porta volta ad Oriente; laonde il presidio opinando che tutta la nemica forza stesse quivi raccolta, impugnate di netto le armi scagliasi lor contro. I barbari allora facendo viste di grave temenza pigliano a rinculare, ma non appena la guernigione si fu dilungata ben bene dalle mura quegli in agguato balzan fuori e chiudonle da tergo la via, mentre i simulanti fuga volta la fronte piglian di nuovo a combatterla, e dopo crudo scempio inoltrano alle porte. I cittadini, quantunque privi di truppa e nella massima costernazione, respingono da principio con bravura gli assaltori versando lor sopra oglio bollente mescolato con pece, ed ogni età investendoli con pietre, cosicchè per poco non si sottrassero dall’imminente pericolo, ma poscia il nemico avventando un nembo di frecce pervenne a dipopolare i merli e coll’aiuto delle scale ad avere in poter suo la città, ove uccisi gli idonei alle armi, un quindici mila o in quel torno, e posta ogni cosa a ferro e fuoco riduce al servaggio donne e fanciulli. Con pari fierezza l’altro esercito dal dì che mise