Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/437

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LIBRO TERZO 427

di lui, pervenne al trono, gli Ante contigui agli Sclabeni, passato l’Istro, appresentaronsi in molto numero ed armata mano sulle terre imperiali. Ora Germano, di que’ dì eletto maestro de’ militi per tutta la Tracia, pigliato a combatterli diede loro grandi sconfitte, e per poco non giunse a disterminarli; tanto bastò a farlo salire in altissima rinomanza presso tutti que’ popoli, ed in ispecie presso la nazione dei vinti. Costoro adunque temendone, memori de’ tollerati mali, e sapendolo condottiero di fiorentissimo esercito, come colui che moveva da Bizanzio contro Totila ed i Gotti, presto troncato il cammino alla volta di Tessalonica, nè più osando incontrar battaglia entrano, superati i monti dell’Illirico, nella Dalmazia. Germano pertanto rassicuratosi da questo lato impone a’ suoi di affardellare, quasi tra due giorni volesse correre la via dell’Italia. Se non che nel breve intervallo colpito da malattia spirò in poc’ora, vittima di repentina morte. Fu egli di sommo valore, ottimo capitano di eserciti, ed assai abile nello sbrigare col suo talento i più complicati affari; durante la pace e ne’ prosperi tempi era osservantissimo delle leggi de’ civili statuti, e d’incorrotta fede nel tener ragione. Prestava danaro vuoi pure in copia a chiunque ne lo richiedesse, guardandosi dal ricevere un che di merito. Nel palazzo e nel foro assai gravemente conversava; ed in casa era mai sempre un convitatore grazioso, liberale e dotto. Non sapendo che si fossero umani rispetti opponevasi alla introduzione di nuovi abusi nella corte, ed abborriva le società ed amicizie co’ faziosi del circo bizantino, quan-