Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/465

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LIBRO QUARTO 455

careggiando gli ottimati; volendosi quindi purgare da cosiffatti rimproveri tutto dedicossi a trovar mezzo di accrescere il dominio persiano con qualche nobilissimo conquisto. Di colpo adunque assalì Dara città, ma rincacciato, come scrivea, da quelle mura disperonne l’arrendimento non potendo all’improvviso forzarle, guardate dopo quest’epoca da vigilantissimo presidio, nè ripromettersi miglior riuscita da un assedio. Conciossiachè havvi là entro ognora copiosa vittuaglia d’ogni maniera, onde provvedere lungamente ai bisogni della vita, e nel vicino precipizio scaturisce una sorgente, la quale convertitasi poscia in grosso fiume ritta corre alle mura, di guisa che arte nemica non riuscirebbe a travolgerne il corso nè ad arrestarla, tanto malagevole n’è il luogo. Di più internatesi le acque nella città, e da per tutto aggiratala, empendone i ricettacoli, n’escono per essere di subito ingoiate da una voragine, talchè sino ad ora non è dato ad umana mente il conoscere ove tornino a sboccare. Nè la voragine è antica, nè d’altri che dalla natura opera, venuta in luce sotto Anastasio Augusto, molti anni dopo l’edificazione della città. L’esercito pertanto che s’accingesse a porre quivi un assedio verrebbe assaissimo travagliato per lo mal provvedimento d’acqua.

II. Cosroe dopo il vano tentativo pensando che sebbene riuscito ad occupare nuove città dell’imperio non avrebbe tuttavia potuto giammai fissare uno stabile soggiorno su quel de’ Romani, ove dalle sue spalle rimanessero loro molti luoghi forti, deliberò abbattere Antiochia e quindi tornare nel suo regno. Pel quale pro-