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Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/53

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LIBRO PRIMO 45

teria: chiamerebbe in vece a battaglia Teodato e le genti di lui, venendo seco loro a composizione che la città fosse il premio della vittoria, senza nostro pericolo e tradimento.» Messo termine all’arringa Pastore ed Asclepiodoto invitano i Giudei a comparire innanzi per attestare che sono quelle mura provvedute di tutti i bisogni della vita, ed il presidio colla maggiore asseveranza dichiara che non le cederà mai al nemico; il popolo adunque persuaso da tali affermazioni manda a Belisario intimandogli di levarsi a tutta pressa da là. Costui nondimeno attese all’assedio, e venuto più volte agli assalimenti dovè sempre tornare indietro con perdita di molta e valorosissima truppa; imperocchè erano di grave imbarazzo all’accostarvisi da quinci il mare, da quindi i burrati, e sì per altre cagioni, sì per l'ertezza dei baluardi non aveavi di che temere dagli assalitori. Nè tampoco il duce apportò grave danno ai Napoletani col tagliare l’acquidotto della città, non potendo la rottura di esso recar loro che lieve disagio, avendovi là entro pozzi sufficienti ad ogni occorrenza della vita.