Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/552

Da Wikisource.
542 GUERRE GOTTICHE

mo gottico assedio ed in diffalta di vittuaglia inviarono ascosamente più e più volte nella Sicilia esponendo ai comandanti del romano esercito, ed in ispecie ad Artabano, che ove per poco e’ tardassero a soccorrerli, avrebbero dovuto sebbene a malincorpo rimettere sè stessi in uno colla città alla discrezione de’ Gotti; ma vane furono le istanze loro. In questa ebbe fine il verno e l’anno decimo settimo della presente guerra da Procopio scritta.

CAPO XXVI.

Sciolto l’assedio di Crotone all’apportare de’ romani vascelli Ragnari e Morra, comandanti de’ Gotti, pensano arrendersi. — Guerresco apparato e truppe di Narsete cui negasi dai Franchi il passo pel veneto suolo. Consiglio di Totila. Narsete prende la via di Ravenna.

I. L’imperatore udite le bisogne di Crotone manda ordine a’ suoi militi in Grecia presso le Termopili di navigare senza indugio alla volta d’Italia per soccorrere con ogni lor mezzo le assediate mura; queglino pronti al comando mettonsi in mare, ed a piene vele, mercè di propizio vento, entrano alla non pensata nel porto della pericolante città. I barbari a tale comparsa sopraffatti da grave timore sciolsero a furia l’assedio, e chi sopra navi riparò in Taranto, chi si ritrasse pedone sul monte Scilleo. Afforzatasi di questo modo la costernazione de’ Gotti, Ragnari, chiarissimo lor personaggio cui obbediva il presidio tarentino, e Morra coman-