Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/569

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LIBRO QUARTO 559

no mettersi a nuovi pericoli, e se da fortissima necessità sienvi costretti gli animi loro, spaventati dalla memoria dei sofferti patimenti ne provano tutto il mal cuore. La mercè di queste considerazioni esponetevi, o prodi, con grandissimo coraggio al cimento, per mostrarvi in esso quali in realtà voi siete, nè ad altri tempi serbate un che del vostro alto valore. Incontrate pur con fermezza qualunque difficoltà sia per appresentarvisi, nè rendavi circospetti il pensiero che non abbiano col presente arringo ad aver fine le nostre pene. Datevi pur entro non curando armi e cavalli, affatto disutili le cose la dimane per noi; la fortuna, scempiatici per ogni modo, ha rinchiuso in questo sol giorno tutte le nostre speranze, siate adunque valorosi ed uscite coraggiosamente in campo. Queglino la cui sorte raccomandata ad un capello guardinsi dal rimanere menomo istante tranquilli, conciossiachè perduto il bello ogni conato anche grandissimo invanisce, la natura abborrendo parto comunque fuor di stagione; sfuggita pertanto la opportunità e mestieri che tutto l’operato di poi riesca intempestivo. È quindi mio avviso che voi attendiate ad afferrare scaltramente i partiti di cui vi fornirà la buona ventura, per combattere da prodi, e così poscia fruire de’ vantaggi che saranno per conseguitarne. Ma soprattutto vorrei imprimere nelle menti vostre il male gravissimo che ne coglierebbe fuggendo; col volgere degli omeri, abbandonata l’ordinanza, sol mirasi alla propria salvezza, ma se alla fuga tengon dietro inevitabili danni, il perseverante nella pugna meglio di chi l’abbandona