Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/571

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LIBRO QUARTO 561

simi Unni e dal fiore delle romane truppe comandavano il sinistro corno presso del colle, avendovi nel destro Valeriano, Giovanni Faga e Dagisteo co’ loro militi; eranvi parimente in entrambi da otto mila fanti arcieri. Vedevi poi nel centro i Langobardi, gli Eruli e le altre barbariche truppe, scavalcatele da prima acciocchè se timidi o fors’anche traditori combattessero men valorosamente mancasse loro agevol mezzo alla fuga. Il condottiero a simile distesa ad angolo l’estremità del sinistro corno posta in fronte della ordinanza vi collocò mille e cinquecento cavalieri, un terzo de’ quali ove qualche corpo s’arretrasse dovea tosto procedere a soccorrerlo; quindi commise ai mille che principiatasi dai nemici la zuffa e’ venissero loro da tergo per combatterli doppiamente. Il re gotto schierò sue truppe dell’egual modo, e di corsa facendosi lungo tutto l’esercito animavalo, destando in esso colla voce e col sembiante valore. Non altramente adoperava Narsete, e per incorare vie meglio i suoi alla pugna iva mostrando inalzati sopra le aste braccialetti, collane ed altri simili addobbamenti. Qualche tempo indugiarono le due fazioni prima di venire alle armi, ed in attesa dell’urto nemico stavansi di piè fermo.

II. Un gotto soldiero in questa nomato Cocas, famosissimo di prodezza ed in epoca anteriore alla presente guerra dagli stipendi romani disertato a Totila, separatosi in arcione dall’ordinanza s’avvicina all’esercito imperiale addimandando se avessevi alcuno pronto a seco battagliare a corpo a corpo, e consentì alla disfida una lancia di Narsete, Anzala di nome, originario

Procopio, tom. II. 36