Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/578

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568 GUERRE GOTTICHE


IV. I Romani seppero la funesta morte di Totila sol quando n’ebbero da gottica femmina tutte le circostanze ed il sepolcro; ma i primi ad udirne rifiutandosi a prestarvi fede si fanno sul luogo, e di netto rimossa la terra traggon fuora il reale cadavere per venirne, come dicono, alla ricognizione, e dopo accuratissimo esame ripostolo nella fossa riferiscono prestamente il tutto a Narsete. Altri narrando in contraria guisa la battaglia e la morte del re, io non opino uscir di sentiero coll’aggiugnere quanto e’ si vorrebbero in allora avvenuto. Non senza motivo nè sconsigliatamente e’ dicono essersi le gottiche truppe abbandonate alla fuga; ma proseguendo tuttavia parte de’ Romani ad avventar quadrella, uno di questi all’improvviso, nè con premeditato consiglio dell’arcadore, aver piagato la real persona, il quale dimorava nell’ordinanza insieme co’soldieri ed armato di tutto punto dell’egual foggia per non appalesarsi e sentire di bersaglio ai nemici, se non che la fortuna, signora delle umane cose, ne volle il corpo alla prima trafitto; ond’egli vinto dall’acerbissimo dolore appiedi e con pochi altri si ritrasse di là. Giunto poscia sopra un destriero a Capri, aggravatosi il male, cominciò a venir meno, e quando fu medicata la piaga in brev’ora si partiva di questo mondo. Il suo esercito, per le fatte perdite addivenuto inetto a durare nella pugna, vedutosi privo del condottiero stupiva in prima sentendolo da mortal colpo offeso, avvegnacchè ai Romani fosse mancato il mezzo di farlo segno degli archi loro, e quindi costernatissimo ed oltre ogni credere soprappreso dello spavento fornì con assai turpe