Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/81

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LIBRO PRIMO 73

mente approntate, ma temiamo de’ Franchi nostri antichi nemici, ai quali resistemmo fin qui, sebbene con assai grave sagrifizio di gente e danaro, perchè non avevamo intanto un secondo avversario a combattere. Ma in oggi, costretti a rivolgere le armi altrove, prudenza vuole che ci rappattumiamo con essi; altrimenti e’ perseverando nell’inimicarci unirebbero per certo a danni nostri lor genti alle romane, dettando natura a coloro i quali hanno comune il nemico di stare tra sè congiunti in amicizia e confederati. Che se noi assaltiamo alla spartita ambedue gli eserciti non potremo a meno di soggiacere da quinci e da quindi a gravi sciagure. Egli è più dicevol cosa adunque serbare con lieve sagrifizio la massima parte del regno, che non il ridurci per la brama di nulla perdere ad essere dal nemico spogliati e della vita e d’ogni nostra signoria. Del resto io sono d’avviso che i Germani deporranno l’odio loro contro di noi e farannosi eziandio nostri compagni in questa guerra, ove li mettiamo al possesso della confinante Gallia e con lei di tutto il danaro di che aveano da Teodato promessa. Nè alcuno di voi prenda a fantasticare il come, riuscendo a buon fine l’impresa, giugneremo a ricuperare il suolo ceduto; vi basti rammemorare l’antico dettato, il quale insegna a ben provvedere prima di tutto alle cose presenti.»

III. Gli ottimati de’ Gotti posto orecchio al reale divisamento, e giudicatolo opportuno alle faccende loro, consentirono che si mandasse ad effetto. Spedisconsi a rotta pertanto ambasciatori ai Franchi coll’ordine di stri-