Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/94

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86 GUERRE GOTTICHE

di gente marcia, giusta il comando ricevuto, a Roma colla notizia che ben presto vi comparirebbero i nemici, avendovi tra amendue le prefate città il solo intervallo di trecento cinquanta stadj. Vitige lasciate da banda Perugia e Spoleto, fortissime città, estimando cosa disutile il perdervi tempo intorno, poneva ogni suo desiderio nel sorprendere in Roma Belisario prima ch’e’ si desse alla fuga. Avvertito similmente che il nemico possedea tuttavia Narnia deliberò non molestarla, consapevole quanto azzardoso e malagevole fosse il divenirne padrone; sendo la città edificata su d’elevato monte, alle cui radici scorre il fiume Nar, dal quale ebbe il nome. Due salite, l’una da oriente, l’altra da occaso mettono alle sue porte, e da quivi ti si appresentano gole pressochè impraticabili tra dirupati scogli; da quinci un ponte costruito sul fiume ti conduce alle mura. Questo ponte, opera di Cesare Augusto, è per verità degnissimo di ammirazione, superando l’altezza sua tutti gli altri archi sin qui da noi veduti.

II. Vitige adunque rinunziato ad un vano indugiare procede viaggiando con tutto l’esercito per l’agro sabino alla volta di Roma, ed erane ad un intervallo non maggiore di quattordici stadj quando pervenne al ponte del Tevere fortificato poco prima da Belisario con una torre munita di feritoie e di presidio. Non già perchè ai nemici fosse questo l’unico mezzo di valicare il fiume, avendovi in molti altri luoghi e navi da carico e ponti; ma perchè attendendo premurosamente dall’imperatore nuove truppe era nel proposito di tenerli a bada quanto più potea nel