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Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/96

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88 GUERRE GOTTICHE


CAPO XVIII.

Belisario, venute le truppe ad ostinatissima battaglia, cavalcando un destriero balan pugna valorosamente, e con propizia sorte. — I Gotti fuggenti mettono in rotta gl’imperiali; rinnovamento del conflitto. — Il romano duce ripara alle mura, e sbaraglia altra fiata il nemico. Mirabile caso del gotto Visando. I cittadini romani da Vitige instigati alla ribellione.

I. I Gotti col seguente giorno fracassate di leggieri le porte della torre, non rincontrandovi resistenza valicarono il fiume. Belisario fin qui non sapevole per niente della fuga de’ custodi, pigliati seco mille cavalieri indirizzossi a quella volta per meglio allogare gli accampamenti. Venutivi da presso trovano già il nemico di qua dal fiume, ed avvegnachè a malincuore assalgonne una schiera combattendo ambe le parti in arcione. Questa fiata il duce, sebbene per lo addietro mai sempre guardingo, non si rimase nell’officio di capitan generale, ma come privato fantaccino iva pugnando nelle prime file con sopraggrande pericolo delle armi romane, su di lui gravitando tutto il peso di quella guerra. Cavalcava durante la mischia un destriero bellissimo e valente nel togliere d’impaccio il suo cavaliere, erane l’intiero mantello di color fulvo, se non che nell’anterior parte del capo dalla sommità della fronte alle froge gli vedevi una pezza bianca di mirabil candore. Falion1 sarebbe stato il suo nome presso de’ Greci,

  1. Bianco, splendente, da φαος, luce.