Pagina:Opere di Raimondo Montecuccoli.djvu/27

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occupato, avesse potuto capire tanta e sì vasta dottrina, se l’aureo libro delle sue Memorie non ne additasse i semi luminosamente, e se tutto dì non ne venisse ricordato quel Cesare, il quale colla mano stessa che soggiogò Roma, stese i Commentarj, calcolò i periodi dell’anno, e prescrisse le leggi della latina eleganza14 . Libero di sua cattività, parve che la fortuna volesse riconciliarsi seco, offerendogli quella occasione, della quale niun’altra poteva essergli più cara e desiderata, di servire util cittadino alla Patria, e al Sovrano15. Consultate, o Modonesi, gli Annali vostri, ed essi vi ricorderanno la vicina Nonantola stretta di assedio, e Modena minacciata: Francesco I, magnanimo Principe in lega con discordi Confederati, che il lascian solo contra l’urto delle arme Pontificie: le sue genti piene di quel valore, che loro spirava tal Sovrano, ma troppo disuguale al bisogno, e appena il terzo delle nimiche: le nimiche forti per la copia, e non vili per la qualità: il paese libero ed aperto: gli animi insuperbiti de’ prosperi successi, e rialzati a grandi speranze dalle esortazioni di un Legato, che recava l’apparato sublime della Religione in mezzo la militar dignità delle artiglierie, e degli stendardi. Dalle rimote Provincie della estrema Allemagna, e dalle bandiere di Cesare, per quella unica volta nobilmente abbandonate, corse Raimondo al vostro pericolo, e le Estensi milizie a lui fidate, presero tosto il cuore e la forza di grandi Eserciti. Bastò loro mostrar fronte, perché dall’assedio si desistesse, bastò loro assalire, perché la battaglia incominciata colla spada si terminasse col disordine, e lo spavento corresse co’ fuggitivi nelle vicine lor Terre, che si rassicuravano di rivederli vittoriosi. La quale impresa siccome nelle eterne pagine della storia vien giustamente annoverata fra le illustri del secolo, e della scienza militare; così, credo io, che quanti ha Modena egregj e leali cittadini, tutti in cuor loro si dolgano di non vederla dalla patria gloria, e dalla patria gratitudine elevata in perpetuo e cospicuo monumento, affinché meglio apprendano gli stranieri che alla Colonia Romana non mancarono anime romane, e che il Panaro,