Pagina:Opere di Raimondo Montecuccoli.djvu/38

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renna pervenuto al vantaggio, ed aver la morte sua preservato il Montecuccoli dal rossor di soccombere, hanno dimenticato il Montecuccoli nell’anterior campagna espugnatore in faccia a’ nimici della munitissima Città di Bona, il tragitto del Reno lungamente conteso, e nobilmente superato, e l’emulo suo condotto alla necessità di una battaglia: hanno dimenticato che il franzese assalitore, e deliberato di spaziare largamente per l’Allemagna, fu represso nella frontiera e contenuto nell’angusto circolo di poche leghe: hanno dimenticato che l’Italiano egregiamente sostenne le parti della difesa che erano le sue per allora, di che ne seguita che ei poté meritamente arrogarsi quel titolo di vincitore, che si compete a colui che ha soddisfatto all’intento, al quale ai guerreggiava. Io però, lasciate a miglior senno del mio queste contese, non dissentirò al tutto dalla opinione di chi reputò essere stati fra que’ due chiarissimi condottieri i lineamenti della più evidente somiglianza. Amendue nipoti di due grandissimi Capitani, l’uno del Principe Maurizio, l’altro di Ernesto e loro discepoli: amendue dagli infimi gradi pervenuti a’ supremi: amendue di elevato ingegno, di rettissimo giudizio, e non alterabili per alcuna passione: valorosi abbastanza, perché niuna nota di timidezza li contaminasse, e abbastanza moderati, perché non fosse loro rimproverato giammai alcuno eccesso di temerità. Assuefatti a combattere e a vincere per istudio, reggendosi tutti per la ragione e nulla per la fortuna: solleciti dell’esito e della pubblica salute molto più che della privata lor gloria: solleciti del sangue de’ lor soldati e delle ricompense, e degnissimi dell’egregio titolo di padri dell’Esercito. Tali sono i rapporti comuni, a’ quali siami lecito per amor della verità contrapporre alcune dissimiglianze. La predilezione dei soldati, moderata nel Montecuccoli, spesso diveniva eccedente nel Turenna, al quale insolito non era rallegrare l’esercito delle sostanze de’ popoli disarmati ed innocenti. La severità, virtù funesta, ma tra l’arme necessaria, nel Turenna qualche volta prese colore di inumanità, e non sono, per così dire, affatto spente le fiamme del Pala