Pagina:Opere matematiche (Cremona) I.djvu/252

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238 prolusione ad un corso di geometria superiore.


blicazioni periodiche e nei rendiconti accademici. E fra noi pure sono valenti matematici1 che concorsero efficacemente alla benefica impresa, benchè pur troppo le male signorie non aiutassero qui alcun nobile conato, epperò togliessero che or l’Italia possa contare sì numerosi i sacerdoti della scienza, quanti li vantano le più civili nazioni d’Europa.

Ma non bastava pubblicare opere destinate a raccogliere in brevi volumi ciò che non era possibile rinvenire che con grave spreco di tempo e fatica ne’ polverosi scaffali delle biblioteche. La vastità o la recondita profondità di alcune fra le nuove dottrine richiedeva imperiosamente ch’esse venissero bandite da apposite cattedre create nelle università o in altri istituti superiori. Ed anche a questo bisogno della crescente civiltà si soddisfece in Francia, in Germania, in Inghilterra, non però in Italia. Le nostre scuole per verità ebbero sempre parecchi e valenti professori che partecipando all’odierno progresso scientifico perfezionarono i metodi di ricerca e di dimostrazione; ma i retrivi ordinamenti scolastici, la brevità del tempo concesso alle più importanti materie e il picciol numero di cattedre impedirono che si allargasse il campo dell’istruzione universitaria, che si atterrassero le colonne erculee de’ programmi ufficiali. Che se la scienza cammina pur sempre avanti senza curarsi di pastoie governative, non era consentito a que’ nostri docenti, i quali nel silenzio de’ domestici studi seppero tener dietro al maestoso procedere delle matematiche, di far penetrare la nuova luce nelle aule del publico insegnamento. Da molto tempo nelle università d’Italia non si poterono insegnare fuor che i primi rudimenti delle scienze esatte; ed i buoni ingegni ne uscivano questo solo sapendo, esistere vaste e meravigliose dottrine di cui era lor noto appena l’alfabeto. Se non che ove cessava la scuola, soccorreva talvolta l’opera generosa d’alcun professore; che con consigli, con libri, con eccitamenti, indirizzava i giovani a quegli studi che non si eran potuti fare nella pubblica scuola. Così chi apprese un po’ di scienza lo dovette meno all’università che ai famigliari colloquii nelle domestiche pareti del maestro. Questo so essere accaduto a molti ed accadde a me; e qui io colgo l’occasione per rendere publica testimonianza di gratitudine all’illustre Brioschi, al quale devo tutto quel poco che per avventura non ignoro.


  1. Servan d’esempio: Brioschi per l’aureo suo opuscoletto di statica, per la teorica de’ determinanti ch’ebbe traduttori in Francia ed in Germania, e per quella de’ covarianti in corso di publicazione; Bellavitis per molte importanti memorie in parte originali e in parte dirette a far conoscere ai nostri giovani i progressi della scienza fuor d’Italia; Faà Di Bruno per la sua teoria dell’eliminazione; Betti per una monografia sulle funzioni ellittiche, in parte pubblicata; ecc. ecc.