Pagina:Opere scelte di Ugo Foscolo I.djvu/183

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getto al tutto diverso, le vocali fanno più scorrevoli le parole.

                         O anime affannate,
Venite a noi parlar, s’altri nol niega.
     Quali colombe dal disio chiamate,
     Con l’ali aperte e ferme, al dolce nido
     Vengon per l’aere dal voler portate.1


Il disegno del poema di Dante richiedeva ch’ei passasse da pittura a pittura, da passione a passione. Egli varia l’intonazione nelle differenti scene del suo viaggio, così ratto, come la folla degli spettri, che involasi dinanzi agli occhi suoi; ed adatta le sillabe e le cadenze

  1. Discostandomi dalla lezione citata nel testo, seguo, quanto al Petrarca, lezione del P. Marsand, e, quanto a Dante, la lezione del Codice Bartoliniano col riscontro ec. Questa edizione, stampata in Udine, 1823, che dobbiamo alle cure del sig. Quirico Viviani, mi è sembrata doversi preferire ad ogni altra, perchè è l’ultima, perchè tutte le precedenti le profittarono, e perchè le varianti vi sono scelte giudiziosamente, e se ne dà sempre buona ragione. — Qui l’Autore, dopo avere citato la dolcissima traduzione inglese di questo passo fatta dall’erudito Cary (Ved. la nota 1 nel parallelo fra Dante e Petrarca.), gli dà una fina lode, dicendoli ch’egli spesse volte smentisce col fatto una tesi dei suo autore, il quale, fidando principalmente nell’effetto del suo verseggiare, dice che: «Nulla cosa per legame musaico armonizzata si può della sua loquela in altre trasmutare». Dant. Conv. Prose, fac. 64 ediz. Tartini e Franchi. Fir. 1723.