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stellati chiostri, significano il cielo; incircoscritto all’umano pensiero, ma che per l’orizzonte pare circoscritto d’ogni parte a’ nostri occhi.

Leonello. un de’ principi di Ferrara; morì giovine; scrisse assai poco, e con poca celebrità: colpo della fortuna alla quale non regge neppure l’ingegno nè il merito degli scrittori, nè l’autorità de’ principi. Certo che Anacreonte non ha invenzione nè più graziosa, nè più amabilmente espressa di questa:

L’Amor mi ha fatto cieco:

E la morale che racchiude sarebbe salutarissima, a chi potesse giovarsene: se non che è più facile a non incamminarsi verso le passioni, che a tornarsene indietro dal loro affannoso sentiero.

Lorenzo de’ Medici. Nel commento scritto da esso alle proprie rime, racconta come la sua bella Simonetta gli regalò tre viole vaghissime d’un vaso coltivato da lei; ed egli le mandò questo sonetto tutto fraganza, tutto grazia, ed amore. — Nella prima terzina quell’ov’eri invece di ov’eravate è uno de’ tanti fiorentinismi usati appunto da’ Toscani posteriori al Petrarca; e non istanno in grammatica; così, siate consorte, per consorti, cioè compagne al cuore. — Non so che l’inglese Roscoe, eloquente e diligentissimo storico di Lorenzo, abbia fatto memoria della risposta di questo grand’uomo a chi gli rinfacciava ch’ei s’innamorasse e facesse versi d’amore. La riferirò; e se non tutta, nè con le sue stesse parole, esattamente a ogni modo quanto alle idee: leggesi nel proemio alle sue rime; e non solamente contiene una splendida definizione dell’amore, ma ben anche un ingegnosissima combinazione della passione comune a tutti i mortali con la passione ideata da Socrate ed esposta da Senofonte nel Convito, e da Platone in alcuni suoi dialoghi. Or Lorenzo de’ Medici scrisse: — «Sarei con giustiza dannato, quando dalla natura io mi fossi di tanta eccel-