455Va tu, se l’ami, a Paride, e per lui
Vivi, per lui dimentica l’Olimpo,
Nè più attentarti di toccar co’ piedi
Le vie de’ Numi; presso a lui ti pasci
Giorno e notte di spasimi, e tel serba 460Fin ch’ei ti nomi sua consorte e ancella;
Ch’io non v’andrò; non io quando il suo letto
Più indegnamente abbellirei, vedrei
Più amaro il ghigno delle Iliache donne:
E piena ho già l’anima mia di pianto. 465Arse la Diva; e oh misera, le disse,
Guai se in ira mi cadi, e ti rimani
Desolata da me. Quanto io t’amai
T’abborrirò, t’inseguirò: sì atroci
Fra Sparta ed Ilio attizzerò i rancori 470Che perirai da sciagurata. Udiva,
Tremava la mortal figlia di Giove:
Radunò i fluttuanti orli del niveo
Suo peplo, e avvolta e tacita mettea
L’orme su l’orme della Diva, e agli occhi 475Delle Troadi svanì. Giunte all’ostello
Marmoreo d’Alessandro, all’opre usate
S’appartaron le ancelle; e la regina
Bellissima, alle stanze alte ascendendo,
Sul limitar del talamo s’offerse. 480Gioiosa, di sua man, Venere un seggio
Trasse, e a rincontro a Paride il depose;