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6 notizie storiche sull’adelchi.

per servire nè per piacere agli uomini, ma per divozione a San Pietro, e per la remissione de’ suoi peccati; e che, per tutto l’oro del mondo, non vorrebbe ritogliere a San Pietro ciò che una volta gli aveva dato1. Così fu troncata brevemente nel fatto quella curiosa questione, sul diritto della quale s’è disputato fino ai nostri giorni inclusivamente: tanto l’ingegno umano si ferma con piacere in una questione mal posta. Astolfo, stretto in Pavia, venne di nuovo a patti, e rinnovò le vecchie promesse. Pipino se ne tornò in Francia, e mandò al papa la donazione in iscritto.

756. — Muore Astolfo: Desiderio, nobile di Brescia2, duca longobardo, aspira al regno; raduna i Longobardi della Toscana, dove si trovava, speditovi da Astolfo3, e viene da essi eletto re. Ratchis, quel fratello d’Astolfo, ch’era stato re prima di lui, e s’era fatto monaco, ambisce di nuovo il regno; esce dal chiostro, fa raccolta d’uomini e va contro Desiderio. Questo ricorre al papa; il quale, fattogli promettere che consegnerebbe le città già occupate da Astolfo, e non ancora rilasciate4, consente a favorirlo, e consiglia a Ratchis di ritornarsene a Montecassino. Ratchis ubbidisce; e Desiderio rimane re de’ Longobardi.

Non si sa precisamente in qual anno, ma certo in uno de’ primi del suo regno, Desiderio fondò, insieme con Ansa sua moglie, il monastero di San Salvatore, che fu poi detto di Santa Giulia, in Brescia: Ansberga, o Anselperga, figlia di Desiderio, ne fu la prima badessa5.

758. — Alboino, duca di Benevento, e Liutprando, duca di Spoleto, si ribellano a Desiderio, mettendosi sotto la protezione di Pipino. Desiderio gli attacca, gli sconfigge, fa prigioniero Alboino, e mette in fuga Liutprando6. In quest’anno, o nel seguente, fu associato al regno il figliuolo di Desiderio, nelle lettere de’ papi e nelle cronache chiamato Adelgiso, Atalgiso, o anche Algiso, ma negli atti pubblici, Adelchis.

Nell’anno 768 morì Pipino: il regno de’ Franchi fu diviso tra Carlo e Carlomanno suoi figli. Le lettere a Pipino, di Paolo I e di Stefano III, successori di Stefano II, sono piene di lamenti e di richiami contro De-

  1. Affirmans etiam sub juramento, quod per nullius hominis favorem sese certamini sæpius dedisset, nisi pro amore Beati Petri, et venia delictorum; asserens et hoc, quod nulla eum thesauri copia suadere valeret, ut quod semel Beato Petro obtulit, auferret. Anastas. Biblioth.; Rer. It., t. III, p. 171.
  2. Cujus (Brixiæ) ipse Desiderius nobilis erat. Ridolf. Notar., Hist. ap. Biemmi, Ist. di Brescia. (Del secolo XI). — Sicardi Episc.; Rer. It., t. VII, p. 577, e altri.
  3. Anast., 172.
  4. Sub jurejurando pollicitus est restituendum B. Petro civitates reliquas, Faventiam, Imolam, Ferrariam, cum eorum finibus, etc. Steph. Ep. Ad Pipin.; Cod. Car. 8.
  5. Anselperga sacrata Deo Abbatissa Monasterii Domini Salvatoris, quod fundatum est in civitate Brixia, quam Dominus Desiderius excellentissimus rex, et Ansam percellentissimam reginam, genitores eius, ad fundamentis edificaverunt.... Dipl. an. 761; apud Murat., Antiquit. Italic., dissert. 66, t. V, p. 499.
  6. Paul., Ep. Ad Pip.; Cod. Car. 15.