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12 notizie storiche sull’adelchi.

Atto iv, Scena ii, Verso 221. — Una delle formalità del giuramento presso i Longobardi era di metter le mani su dell’armi, benedette prima da un sacerdote1.

Coro nell'atto iv, st. 7. — Carlo, come i suoi nazionali, era portato per la caccia2. Un poeta anonimo, suo contemporaneo, imitatore studioso di Virgilio, come si poteva esserlo nel secolo IX, descrive lungamente una caccia di Carlo, e le donne della famiglia reale, che la stanno guardando da un’altura3.

Coro suddetto, st. 10. — Si dilettava anche molto dei bagni d’acque termali; e perciò fece fabbricare il palazzo d’Aquisgrana4.

Il vocabolo Fedele, che torna spesso in questa tragedia, c’è sempre adoprato nel senso che aveva ne’ secoli barbari, cioè come un titolo di vassallaggio. Non trovando altro vocabolo da sostituire, e per evitar l’equivoco che farebbe col senso attuale, non s’è potuto far altro che distinguerlo con l’iniziale grande. Drudo, che aveva la stessa significazione, ed è d’evidente origine germanica5, riuscirebbe più strano, essendo serbato a un senso ancor più esclusivo. Nella lingua francese, il fidelis barbarico s’è trasformato in féal, e c’è rimasto; e le cagioni della differente fortuna di questo vocabolo nelle due lingue, si trovano nella storia de’ due popoli. Ma c’è pur troppo, tra quelle così differenti vicende, una trista somiglianza: i Francesi hanno conservata nel loro idioma questa parola a forza di lacrime e di sangue; e a forza di lacrime e di sangue, è stata cancellata dal nostro.

  1. Juret ad arma sacrata. Rotharis Leg., 364. Vedi Murat., Ant. It., dissert. 38.
  2. Assidue exercebatur equitando ac venando, quod illi gentilium erat. Eginh., Vit. Kar., 22.
  3. Rer. Fr., t. V, pag. 388.
  4. Delectabatur etiam vaporibus aquarum naturaliter calentium... Ob hoc etiam Aquisgrani Regiam extruxit. Eginh., Vit. Kar., 22.
  5. Treu, fedele.