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262 il conte di carmagnola



marino.


E per ultimo, udite. Il messo è in via
Che porta al Conte il suo richiamo. Ov’egli
Pronto ubbidisca, ed in Venezia arrivi,
Giustizia troverà... forse clemenza.
Ma se ricusa, se sta in forse, e segno
Dà di sospetto; un gran segreto udite,
E tenetelo in voi; l’ordine è dato
Che dalle nostre man vivo ei non esca.
Il traditor che dargli un cenno ardisce.
Quei l’uccide, e si perde. Io più non odo
Nulla da voi: scrivete; ovvero....

(gli porge il foglio)



marco.


                                                            Io scrivo.

(prende il foglio e lo sottoscrive).


Tutto è posto in oblio. La vostra fede
Ha fatto il più; vinto ha il dover: l’impresa
Compirsi or dee della prudenza; e questa
Non può mancarvi, sol che in mente abbiate
Che ormai due vite in vostra man son poste.

(parte).



SCENA II.

marco.


Dunque è deciso!... un vil son io... fui posto
Al cimento: e che feci?... Io prima d’oggi
Non conoscea me stesso!... Oh che segreto
Oggi ho scoperto! Abbandonar nel laccio
Un amico io potea! Vedergli al tergo
L’assassino venir, veder lo stile
Che su lui scende, e non gridar: ti guarda!
Io lo potea: l’ho fatto... Io più nol devo
Salvar; chiamato in testimonio ho il cielo
D’un’infame viltà... la sua sentenza
Ho sottoscritta... ho la mia parte anch’io
Nel suo sangue! Oh che feci... io mi lasciai
Dunque atterrir?... La vita?... Ebben, talvolta
Senza delitto non si può serbarla:
Nol sapeva io? Perchè promisi adunque?
Per chi tremai? per me? per me? per questo
Disonorato capo?... o per l’amico?
La mia ripulsa accelerava il colpo,
Non lo stornava. Dio che tutto scerni,