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272 il conte di carmagnola

Colmo non sia! Che più? Qui siedo; quando
Io venni a questo che alto onor parea,
Quando più forte nel mio cor parlava
Fiducia, amor, riconoscenza, e zelo...
Fiducia no: pensa a fidarsi forse
Quei che invitato tra gli amici arriva?
Io veniva all’inganno! Ebben, ci caddi;
Ella è così. Ma via; poichè gettato
È il finto volto del sorriso ormai,
Sia lode al ciel; siamo in un campo almeno
Che anch’io conosco. A voi parlare or tocca:
E difendermi a me: dite, quai sono
I tradimenti miei?

il doge.


                              Gli udrete or ora
Dal Collegio segreto.

il conte.


                                        Io lo ricuso.
Ciò che feci per voi, tutto lo feci
Alla luce del sol; renderne conto
Tra insidiose tenebre non voglio.
Giudice del guerrier, solo è il guerriero.
Voglio scolparmi a chi m’intenda; voglio
Che il mondo ascolti le difese, e veda...

il doge.


Passato è il tempo di voler.

il conte.


                                                  Qui dunque
Mi si fa forza? Le mie guardie!

(alzando la voce, si move per uscire)



il doge.


                                                            Sono
Lunge di qui. Soldati!

(entrano genti armate)


                         Eccovi ormai
Le vostre guardie.

il conte.


                                   Io son tradito!

il doge.


                                                            Un saggio
Pensier fu dunque il rimandarle: a torto
Non si pensò che, in suo tramar sorpreso,
Farsi ribelle un traditor potria.