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280 il conte di carmagnola

E tergerle non posso: a me tu sembri
Chieder pietà, Matilde: ah! nulla il padre
Può far per te; ma pei diserti in cielo
C’è un Padre, il sai. Confida in esso, e vivi
A dì tranquilli se non lieti: ei certo
Te li prepara. Ah! perchè mai versato
Tutto il torrente dell’angoscia avria
Sul tuo mattin se non serbasse al resto
Tutta la sua pieià? Vivi, e consola
Questa dolente madre. Oh ch’ella un giorno
A un degno sposo ti conduca in braccio!
Gonzaga, io t’offro questa man che spesso
Stringesti il dì della battaglia, e quando
Dubbi eravam di rivederci a sera.
Vuoi tu stringerla ancora, e la tua fede
Darmi che scorta e difensor sarai
Di queste donne, fin che sian rendute
Ai lor congiunti?

gonzaga.


                              Io tel prometto.

il conte.


                                                            Or sono
Contento. E quindi, se tu riedi al campo,
Saluta i miei fratelli, e di lor ch’io
Moio innocente: testimon tu fosti
Dell’opre mie, de’ miei pensieri, e il sai.
Dì lor che il brando io non macchiai con l’onta
D’un tradimento: io nol macchiai: son io
Tradito. E quando squilleran le trombe,
Quando l’insegne agiteransi al vento,
Dona un pensiero al tuo compagno antico.
E il dì che segue la battaglia, quando
Sul campo della strage il sacerdote,
Tra il suon lugubre, alzi le palme, offrendo
Il sacrifizio per gli estinti al cielo,
Ricordivi di me, che anch’io credea
Morir sul campo.

antonietta.


                              Oh Dio, pietà di noi!

il conte.


Sposa, Matilde, ormai vicina è l’ora;
Convien lasciarci.... addio.

matilde.


                                                  No, padre...