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500 osservazioni sulla morale cattolica



CAPITOLO DUODECIMO


SULLE COSE CHE DECIDONO DELLA SALVEZZA E DELLA DANNAZIONE.


Le pouvoir attribué au repentir, aux cérémonies religieuses, aux indulgences, tout s’étoit réuni pour persuader au peuple que le salut ou la damnation éternelle dépendoient de l’absolution du prêtre, et ce fut encore peut-être là le coup le plus funeste porté à la morale. Le hasard, et non plus la vertu, fut appelé a décider du sort éternel de l’âme du moribond. L’homme le plus vertueux, celui dont la vie avoit été la plus pure, pouvoit être frappé de mort subite, au moment où la colére, la douleur, la surprise lui avoient arrachè un de ces mots profanes, que l’habitude a rendus si communs, et que d’apres les décisions de l’Église, on ne peut prononcer sans tomber en péchè mortel; alors sa damnation étoit eternelle, parce qu’un prêtre ne s’étoit pas trouvé présent pour accepter sa pénitence, et lui ouvrir les portes du ciel. L’homme le plus pervers, le plus souillé de crîmes, pouvoit au contraire éprouver un de ces retours momentanés à la vertú, qui ne sont pas étrangers aux coeurs les plus dépravés; il pouvoit faire une bonne confession, une bonne communion, une bonne mort, et être assuré du paradis. Pag. 417.418.


Queste obiezioni ricadono, la più parte, sulla dottrina che è stata difesa o spiegata nel Capitolo IX; al quale, per conseguenza, ci rimettiamo. Qui non si farà altro che ragionare sopra alcune supposizioni. L’opinione erronea, che la salvezza e la dannazione eterna dipendano dall’assoluzione del prete, è sconosciuta in Italia, dove si tiene, come in tutta la Chiesa, che la salvezza, dipenda dalla misericordia di Dio e dai meriti di Gesù Cristo applicati all’anima che ha conservata l’innocenza acquistata nel battesimo, o che l’ha recuperata con la penitenza. L’autorità del prete, d’assolvere da’ peccati è tanto chiaramente fondata nelle parole del Vangelo, che ripeterle è attestarla a evidenza: Saranno rimessi i peccati a chi li rimetterete, e saranno ritenuti a chi li riterrete1. Ma nessuno ha mai inteso che dall’assoluzione dipenda la salvezza, in maniera che non possa sperarla chi è impossibilitato a ricevere quest’insigne benefizio. Oltre che l’uomo può conservare per tutta la vita l’innocenza, non commettendo alcuna di quelle colpe che lo rendono nemico a Dio (e quantunque il mondo non li discerna, non sono cessati i giusti che ci passano senza partecipare alle sue opere), la Chiesa insegna, e tutti i cattolici credono, che la penitenza a cui manca l’assoluzione, ma non il desiderio di essa, nè la contrizione, è accetta a Dio. Dando ai ministri l’autorità d’assolvere, avrebb’Egli mai voluto rendere in certi casi impossibile il pendono? e i doni fatti alla Chiesa possono mai essere a scapito della sua onnipotenza e stella sua misericordia? e perchè si degna impiegare la mano dell’uomo, la sua ne sarà accorciata, sicchè Egli non possa salvare2 quelli che ha convertiti a sè?

Quando poi fosse nata questa falsa persuasione, essa non poteva certo venire dalla prima, nè dalla terza delle ragioni qui addotte Non dal po-

  1. Quorum remiseritis peccata, remittuntur eis; et quorum retinueritis, retenta sunt. Ioan. XX, 23.
  2. Ecce non est abbreviata manus Domini, ut salvare nequeat. Isai. LIX, 1.