Pagina:Opere varie (Manzoni).djvu/728

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722 a parteneide

Nessun mi parli; un solo amor mi regge,
Sola una cura: degli Orobi dorsi
Rivisitar l’asprezza, e questa Diva,
Deh! mel consenta! accompagnar primiero
90Per le italiche ville pellegrina.1
Che se l’evento il mio sperar pareggia,
Se nè la vita nè l’ardir mi falla,
Forse, più ardito condottier già fatto
Ti piglierò per mano, e come valgo,
95Maraviglia gentile alla mia sacra
Italia io mostrerotti, a quella augusta
D’uomini madre e d’intelletti, augusta
Di memorie nutrice e di speranze.2



  1. Qui il poeta mi sembra voler dire chiaramente che in quell’ora egli ha il capo ad altro che a tradur la Parteneide. Egli pensa alla sua vergine Orobia; quando questa sia sua, se egli vivrà, se il coraggio gli basterà, provvederà pure a farsi guida ossia traduttore in Italia della Parteneide.
  2. Sotto questi versi il Manzoni scrisse di proprio pugno in italiano: «Quando ai due illustri amici (cioè il Baggesen ed il Fauriel) non paiano affatto cattivi, mi studierò di farli ancor men cattivi, avendo già notate varie cose da levarsi, e pensatene alcune che si potrebbero più opportunamente aggiungere.»