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ATTO QUINTO





SCENA PRIMA.


Palazzo Reale in Verona


ADELCHI, GISELBERTO DUCA DI VERONA.


                      giselberto.
   Costretto, o re, dell’oste intera io vengo
A nunziarti il voler: duchi e soldati
Chiedon la resa. A tutti è noto, e indarno
Celar si volle, che Pavia le porte
Al Franco aprì; che il vincitor s’affretta
Sopra Verona; e che pur troppo ei tragge
Captivo il re. Co’ figli suoi Gerberga
Già incontro a Carlo uscì, dell’aspro sire
Più ancor fidando nel perdon, che in una
Impotente amistà. Verona attrita
Dal lungo assedio, di guerrier, di scorte
Scema, non forte assai contra il nemico
Che già la stringe, non potrà la foga
Dei sorvegnenti sostener; nè quelli
Che l’han difesa fino ad or, se pochi
Ne traggi, o re, vogliono al rischio starsi
Di pugna impari, e di spietato assalto.
Fin che del fare e del soffrir concesso
Era un frutto sperar, fenno e soffriro;
Quanto il dover, quanto l’onor chiedea,
Il diero: ai mali che non han più scopo
Chiedono il fine.

                       adelchi.
                      Esci: la mia risposta
Tra poco avrai.
                    (GISELBERTO parte.)