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atto quinto. 89

                      desiderio.
Nunzio di morte, tu l’hai detto.

                        carlo.
                                           Adelchi
Dunque perì?

                      desiderio.
                      (ad ARVINO)
                   Parla, o crudele, al padre.

                       arvino.
La luce ei vede, ma per poco, offeso
D’immedicabil colpo. Il padre ei chiede,
E te pur anche, o sire.

                      desiderio.
                             E questo ancora
Mi negherai?

                        carlo.
                    No, sventurato. - Arvino,
Fa ch’ei sia tratto a questa tenda; e digli
Che non ha più nemici.


SCENA VII.


CARLO, DESIDERIO


                      desiderio.
                               Oh! come grave
Sei tu discesa sul mio capo antico,
Mano di Dio! Qual mi ritorni il figlio!
Figlio, mia sola gloria, io qui mi struggo,
E tremo di vederti. Io del tuo corpo
Mirerò la ferita! io che dovea
Esser pianto da te! Misero! io solo
Ti trassi a ciò: cieco amator, per farti
Più bello il soglio, io ti scavai la tomba!
Se ancor, tra il canto de’ guerrier, caduto
Fossi in un giorno di vittoria! o chiusi,
Tra il singulto de’ tuoi, tra il riverente
Dolor de’ fidi, sul real tuo letto,
Gli occhi io t’avessi.... ah! saria stato ancora
Ineffabil cordoglio! Ed or morrai
Non re, deserto, al tuo nemico in mano,
Senza lamenti che del padre, e sparsi
Innanzi ad uom che in ascoltarli esulta.