Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
XIV.
Bench’abbia piè, col naso sol mi muovo,
E sempre scorro una medesma via:
Guardate stravaganza ch’è la mia!
E ’n un medesmo luogo mi ritrovo.
L'arcolajo.
XV.
Cortesia non più udita e fatto pio!
Dono quel ch’io non ho;
E mentre ch’io lo fo,
Pur vi metto del mio:
Ma quel ch’esce di me,
Altri lo lascia ir mal, noi tòe per sè.
La ruota de' coltelli.
XVI.
Cosa non è di me più fatta a caso.
Non ho fronte, nè occhi e non ho mento:
Per bocca arrovesciato porto il naso,
E con gli orecchi strido, ma non sento:
Il cul com’una monna porto raso:
Sana di fuor, ritropica son drento.
Il secchione.
XVII.
Ognun mi dice ch’a speranza io viva;
Ma io non so perchè,
Che tutto quanto il ben ch’offerto m’è,
È un’ombra senza corpo1 fuggitiva.
La spera.
XVIII.
Porto la cappa in casa, e fuor non già:
Di terra ho ’l capo, e le gambe di sasso,
Con le quai non vo passo,
E pure il nome mio par d’uom che va.
Il cammino.
- ↑ La stampa precedente diceva ombra senza capo.