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XXIV.
Di verde andai vestito,
E vescovo non era:
Abito poi mi messi rusticale,
Senza farmi romito:
Vestii poi il rosso, e non fui cardinale:
Poi presi veste nera,
Senza che mi morisse alcun parente:
Poi ripresi di nuovo il lucchesino1;
E insomma finalmente,
Senz’esser frate, vesto di bertino.
I carboni ridotti in cenere.
XXV.
Col capo ho ’l collo con due code attorte,
Ma ’l collo tengo sbarrato d’un legno;
E son le code di sì bello ingegno,
Che senza chiave aprir san molte porte.
La palla da aprir usci.
XXVI.
Due sorelle binate,
Ci riscontriamo spesso per la via:
Or ci baciamo, or diam delle ceffate,
Ma pur stiamo abbracciate tuttavia.
Le secchie del pozzo.
XXVII.
Son tutta corpo e rene:
Con cento bocche rodo:
Nulla di quel ch’io mangio non ritengo:
Per non cader, mangiando, pur m’attengo
A un pal di ferro sodo.
La grattugia.
- ↑ La stampa precedente aveva letto luccherino. Il lucchesino è colore rossiccio.