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XXXIV.
Ho quattro orecchi, e con essi non sento:
Son corpo il resto, e nol nutrisco mai,
Perchè una volta si ben mi saziai,
Ch’io non ho più timor morir di stento.
Il guanciale.
XXXV.
Con la berretta all’antica a tagliere
Non ho capo nè busto,
E mi diletto molto del sedere,
Perchè ho le gambe, e de’ piedi son frusto.
Il dischetto.
XXXVI.
Vestìti in casa, e si può dir armati,
Molti fratelli ho fuor nudi veduti,
E di padre grandissimo creati,
Riuscir piccolissimi e sgrignuti.
I pinocchi.
XXXVII.
Cinque fratelli siam, ch’alla sorella
Facciam serraglio intorno,
Ch’uscendo fuora all’apparir del giorno,
Non men d’ogni altra sposa è vaga e bella.
I balconi della rosa.1
XXXVIII.
Non è maggior d’un pome il capo mio:
Ho ben alte le spalle:
Son le stiene una valle:
Ho d’un sol pezzo l’uno e l’altro fianco;
E nè gambe nè braccia non ho io:
Vo co’ piè altrui, ond’io mai non mi stanco.
La sella.
- ↑ Balconi della rosa furon dette le punte del bocciuolo già aperto, dal quale la rosa sboccia affacciandosi come da balconi; e di qui l'antico Rosa imbalconata per appena sbocciata.