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scacciano le guerre dalle altrui potenzie mosse inverso la Patria loro. Per la qual cosa tacitamente inferisce il Filosofo, che quelli, che volontariamente sollevassono la Patria a commuovere indebitamente battaglia, non si chiamerebbono fondamento, anzi più tosto della Repubblica desolamento. In questo luogo, Magnifici e Potenti Signori, si vuole disputare, quale sia più utile alla Repubblica, quando fusse dedutta in necessaria impresa di guerra, o di combattere colle persone de’ propri cittadini, o vero colle proprie pecunie condurre gli eserciti delle estranee nazioni, e con quelle difendere la Città sua. Molti estimano essere più utile alla Repubblica quando i propri cittadini quella personalmente difendono; però che essendo nel pubblico pericolo mescolato il privato, pare verisimile, che con maggiore cura e diligenzia, con maggiore esperienza di fortuna debbano i suoi propri cittadini alla combattuta Patria sovvenire. Veggiono nella loro destre mani e nelle loro armi essere non solamente la salute della afflitta Patria collocata, ma eziandio quella de’ lacrimosi parenti, delle loro miserande donne, de’ loro cari e teneri figliuoli, de’ loro dolci amici, di tutte le loro famiglie e ricchezze; e finalmente di tutti i loro beni e fortune, riposta. Questa pietà e forza di natura pare dovere essere uno ferventissimo stimolo, uno ardentissimo incendio agli animi loro, di dovere a mille casi, e a mille pericoli il giorno la vita sottomettere. Il quale fervore spesso già soleva essere stato evidentissima cagione a molti popoli d’incredibili e maravigliose vittorie. In questa sentenzia furono i gloriosi Romani, i quali sempre colle civili forze principalmente combattevano; reputandosi quasi a vergogna, che delle vittorie Romane fusse cagione altri, che i proprii cittadini. Molte altre Nazioni hanno più tosto reputato essere utile della Repubblica con gli altrui eserciti, condotti colle proprie pecunie, combattere; e dicono varii e commutabili essere i casi delle battaglie, e pieni di tristi e pericolosi eventi di fortuna. In niuna cosa meno, che