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112 LIBRO

re, vi giunse in quel tempo un Cavaliero Napolitano, il cui nome era Giacomo Guindazzo, & perche si trovava senza suoi cavalli, andò al Signor Troiano Caracciolo Principe di Melfi, pregandolo che volesse solo per quella giornata donargli un cavallo. Il Principe generoso gli fece gratia che si eleggesse il migliore che fossa nella sua stalla. Il detto Giacomo ivi andò, & fra tutti quelli si prese un Caval Baio, di gran taglia, che non solo quel medesimo anno venne dalla monta delle giumente, ma era vecchissimo di ventisette anni: & benche il Principe gli persuadesse a pigliarne il più giovine, egli come esperto de’ Cavalli, & che haveva buona cognitione di essi, non volse mai farlo; talchè la giornata seguente cominciandosi la battaglia, il Cavallo hebbe molte ferite, & talmente furono grandi le opere del Cavallo, & del Cavaliero, che ne rimase ogniun ammirato; et finalmente per la virtu di quello egli, mostrando mirabile valore, fu salvo della vita, & l’uno & l’altro degni, che ora il nome loro trionfante sia nel mondo, & nella quinta spera.

Finiscono qui gli ordini del Cavalcare: & benche assai secreti vi fossero da dire, per non porvi in confusione, mi è paruto tacerli, che dichiarandoli per quelli forse, non havreste inteso ne questi, ne quelli. Talche ora solo vi dirò, che bisogna, per essere compito Cavaliero, che primieramente la natura vi habbia produtto in quella costellatione, la qual quasi vi sforza, & induce, non che in seguir sempre la vera scuola di Marte, ma in essa continuamente pensare: & appresso con la lunga pratica, & havendo il principio, che vi ho detto, da voi stesso si conosceranno molte cose, che sono accessorie, le quali io tacci, et spero che a voi saranno ben chiare, per la bontà di quel grande Iddio, che le sue gratie a chi le dimanda, & a chi le cerca fa sempre note: quantunque sia quella virtu, che più di rado si conceda; perche d’ogn’altra facoltà si trova nel mondo infinito il numero, & questa è quell’arte, la qual si segue da molti, & è tanta la difficoltà, che un solo sara colui, che al fin compitamente arrivera al suo vero segno.


IL FINE.